Passa al contenuto

Negozio in manutenzione. Non è possibile effettuare ordini.

    Fast fashion: cos'è e perché è un problema

    La moda corre veloce, nella maggior parte dei casi offrendo indumenti di bassa qualità e a costi irrisori. Questa pratica nel tempo ha dato vita al fast fashion, un modello di consumo che prevede l'acquisto di capi d'abbigliamento da utilizzare in un'unica stagione, per poi essere gettati via e sostituiti dalle nuove collezioni.

    Tale sistema oggi è estremamente diffuso poiché permette di rinnovare il guardaroba velocemente, con indumenti acquistabili a costi stracciati. Quello che si ignora, però, è il vero prezzo che si cela dietro questo particolare modello di consumo, oggi considerato tutt'altro che etico sia in termini ambientali sia in termini sociali.


    Cos’è la fast fashion?

    La fast fashion è un sistema che prevede la realizzazione e la diffusione di nuove collezioni di moda in modo più economico, più frequente e in tempi estremamente brevi. Il significato di fast fashion rimanda infatti al concetto di moda veloce, un modello che risponde alla crescente domanda dei consumatori di poter sfoggiare una grande quantità di capi al ritmo delle nuove tendenze.

    Tuttavia, il solo modo che l'industria della moda ha per velocizzare i tempi ed abbassare i prezzi è affidare la produzione a quei paesi in cui la manodopera è a basso costo, una scelta che influenza negativamente tutta la filiera, dando vita a un sistema non sostenibile e ad articoli destinati a non durare a lungo.

    Cosa caratterizza la fast fashion? In primo luogo il profitto, in funzione del quale spesso l'industria della moda chiude un occhio di fronte a processi di produzione discutibili. A ciò si aggiungono fabbriche che operano in condizioni igieniche precarie e prive di norme di sicurezza, che sfruttano la manodopera umana e con essa le risorse naturali.


    Perché la fast fashion non è sostenibile?

    La fast fashion è un modello di consumo che non ha nulla a che vedere con il concetto di moda sostenibile, a causa dell'impatto ambientale che ha sul pianeta. Per alimentare questo sistema, infatti, ogni anno vengono sprecati ingenti quantitativi di risorse, con danni incalcolabili, soprattutto se si considera la dipendenza del settore dall'energia provenite dai combustibili fossili.

    Complice questa moda veloce, le Nazioni Unite hanno calcolato che oggi, rispetto a 15 anni fa, i consumatori acquistano fino al 60% in più di prodotti destinati a durare la metà del tempo, un fattore che ha spinto molte aziende ad aumentare la produzione e con essa il consumo di energia connesso a ogni fase produttiva.

    In particolare, l'impatto ambientale dell'industria tessile è legato al pompaggio dell'acqua d'irrigazione per le coltivazioni di cotone, al funzionamento dei macchinari per la raccolta e le lavorazioni dei prodotti e alla produzione di fibre sintetiche, per le quali si stima venga rilasciato nell'ambiente un quantitativo di emissioni di CO2 sei volte superiore a quello necessario per la produzione del cotone.

    Questo sfruttamento indiscriminato, unito alla rapidità che contraddistingue il sistema, stagione dopo stagione causa un impoverimento delle risorse, che si disperdono ulteriormente ogni volta che un capo, dopo un ciclo di vita infinitamente breve, viene gettato in discarica.

    Oggi le Nazioni Unite stimano che la fast fashion sia responsabile dell'8-10% delle emissioni globali di carbonio nel pianeta, un dato talmente elevato da aver reso l'industria della moda la seconda tra le fonti più inquinanti al mondo.


    Fast fashion e inquinamento

    L'inquinamento causato dalla fast fashion non ha un'unica fonte: alla produzione di fibre sintetiche a basso cosso, infatti, oltre al rilascio di ingenti tonnellate di CO2, è connessa anche l'immissione nell'ambiente di ossido di diazoto, una delle sostanze più inquinanti per il pianeta.

    Ma c'è di più: la fast fashion è legata all'utilizzo di sostanze tossiche in moltissime fasi della filiera, a cominciare dai pesticidi e dagli insetticidi adoperati per le coltivazioni di cotone, fino ai prodotti chimici impiegati per la preparazione dei filati e le operazioni di tintura e finissaggio. Queste sostanze, infatti, essendo utilizzate soprattutto con l'acqua, raggiungono i mari, i laghi e i fiumi e, oltre ad avere conseguenze devastanti per gli ecosistemi, sono pericolosissime per la salute dell'uomo.

    In particolare, le Nazioni Unite stimano che l'80-90% dell'acqua inquinata dalla fast fashion venga rilasciata nell'ambiente senza essere stata depurata e questo soprattutto perché, nei paesi in cui vengono dislocate le produzioni, spesso non esiste alcuna normativa in termini di tutela ambientale.

    L'industria della moda, inoltre, è oggi al secondo posto al mondo anche per quanto concerne il consumo di risorse idriche: si stima che per produrre una camicia siano necessari più di 2.600 litri di acqua e che per un jeans si superino i 7.500 litri.

    Ma in tema di fast fashion e inquinamento delle acque c'è anche un altro aspetto da considerare: le fibre sintetiche come poliestere, nylon e acrilico, realizzate a partire dalla plastica, degradandosi producono microplastiche, che finiscono negli oceani, con effetti disastrosi sugli ecosistemi e sulle specie marine.

    Oggi, inoltre, a rendere il modello della fast fashion non sostenibile non è più soltanto l'elevato consumo, ma anche il suo esatto opposto: a causa della sovrapproduzione, alcuni brand della moda, piuttosto che svendere o donare i loro capi, li inviano agli inceneritori; gli abiti bruciati, naturalmente, rappresentano uno spreco di risorse insostenibile, a cui si aggiunge l'impatto che hanno sull'ambiente le sostanze chimiche rilasciate dai processi di combustione.


    Lo sfruttamento dietro la fast fashion

    Oltre a essere estremamente pericoloso per l'ambiente, la fast fashion ha un impatto sociale devastante per migliaia di individui. Le aziende designate alla produzione, operanti in territori indulgenti in tema di regolamenti, pur di aumentare il loro livello di competitività offrono manodopera a basso costo e a farne le spese sono soprattutto i lavoratori.

    Questo si traduce in una forma di sfruttamento che colpisce principalmente le donne - che rappresentano l'85% dei lavoratori del settore tessile - alle quali è chiesto, in cambio di salari nella maggior parte dei casi insufficienti alla sussistenza, di lavorare in condizioni disumane e prive di qualsivoglia tutela.


    Le alternative alla fast fashion

    Ciò che molti si chiedono è se esistono soluzioni alternative alla fast fashion e come ridurre il ricorso a questa forma di consumo. Ebbene, oggi ci sono valide alternative a questa moda veloce: diversi individui, ad esempio, hanno già sposato i principi dello slow fashion, una forma di consumo più lenta e per questo di gran lunga più sostenibile.

    Per abbracciare questa filosofia, si può:

    • Rinunciare allo shopping selvaggio;
    • Indossare i capi di abbigliamento a lungo;
    • Donare gli indumenti inutilizzati;
    • Acquistare abiti e accessori di qualità;
    • Scegliere accessori e abbigliamento provenienti da brand della moda etica.

    Ma come evitare la fast fashion? Senza dubbio una soluzione può essere quella di sfoggiare accessori moda ecosostenibili e dall'elevata qualità, quindi destinati a durare a lungo, ma soprattutto realizzati da marchi cruelty free attenti all'impatto ambientale e sociale delle loro produzioni.

    Per la scuola, per il lavoro o per il tempo libero, la soluzione a impatto zero è ad esempio quella offerta dallo zaino eco-friendly Bikepack, un articolo di design, impermeabile ed espandibile, con scomparto per pc ed elementi riflettenti. A offrire un tocco di stile a chi mira ad essere sostenibile anche nelle occasioni più glamour, è invece Miomojo, che propone l'elegante borsa a bandoliera in materiale sintetico vegano di alta qualità, perfetta anche per le occasioni più formali.

    Dal carattere sbarazzino è invece la borsa a spalla, che rappresenta una scelta davvero sostenibile poiché prodotta al 100% con materiale riciclato. Il tessuto esterno, infatti, è realizzato recuperando il nylon proveniente da reti da pesca e abiti dismessi, mentre l'elegante fodera interna è ottenuta a partire dal riciclo delle bottiglie in plastica.

    A caratterizzare tutti questi articoli, naturalmente, la qualità delle rifiniture, oltre a processi sartoriali eccellenti che conferiscono a ogni prodotto un aspetto impeccabile.

    Articoli correlati

    Plastica monouso: cosa cambia con la direttiva UE?
    Plastica monouso: cosa cambia con la direttiva UE?
    La plastica monouso è tra i principali responsabili dell’inquinamento marino, un materiale pratico e comodo ma che al...
    Scopri di più
    Green economy: cos'è e come funziona l'economia verde
    Green economy: cos'è e come funziona l'economia verde
    Sempre più spesso si sente parlare di economia verde e dell'importanza di attuare politiche mirate a sostenerne il re...
    Scopri di più
    Come e dove fare acquisti sostenibili
    Come e dove fare acquisti sostenibili
    Un acquisto sostenibile è un piccolo gesto in grado di fare la differenza, per vivere green e salvaguardare la salute...
    Scopri di più
    Greenwashing: definizione, esempi e come riconoscerlo
    Greenwashing: definizione, esempi e come riconoscerlo
    Al giorno d'oggi le tematiche ambientali sono argomenti dei quali si parla spesso e molto, a causa delle problematich...
    Scopri di più

    Piantumazione

    Sosteniamo la riforestazione per contrastare la crisi climatica

    Packaging sostenibile

    I nostri imballi sono di carta riciclata

    Apiario PIV

    Proteggiamo le api e la biodiversità terrestre in Italia

    Server zero Co2

    Il nostro server è ad emissioni 0